Subphylum: Trilobita

Subphylum: Trilobita


I trilobiti, erano artropodi marini molto primitivi, vissuti esclusivamente durante l’era Paleozoica. Il nome di questi animali deriva dal loro corpo diviso sia in senso longitudinale, sia in senso trasversale in tre parti. Longitudinalmente si osservano una parte centrale, o rachis, e due laterali chiamate pleure. In senso trasversale la trilobazione è invece data dalla presenza di uno scudo cefalico (cefalon) sul quale trovano posto gli occhi composti, a forma di rene, un rigonfiamento centrale e una linea di minor resistenza, chiamata satura facciale. Sull’andamento di questa sutura, che sembra dividesse la parte centrale dello scudo fissa, dalle parti laterali mobili, si basano alcune delle più importanti divisioni sistematiche. Posteriormente vi è l’addome, composto da una serie di segmenti articolati fra loro di numero variabile da 2 a 22. Il terzo lobo, situato all’estremità posteriore del corpo, è un pezzo triangolare chiamato pigidia, che costituisce il risultato della riunione di un certo numero di segmenti e può terminare a volte con una lunga spina. Sulla faccia inferiore dell’animale è possibile osservare talora numerose appendici di struttura primitiva rispetto a quella degli altri artropodi. Ciascun segmento del trilobite porta così due appendici che, salvo il primo paio trasformato in antenne, risultano tutte uguali, indifferenziate e formate ciascuna da un pezzo basale (protopodite) che porta un endopodite costituito da diversi articoli e un esopodite cigliato, il primo usato forse per il nuoto, il secondo per la reptazione.

I trilobiti apparvero nel Cambriano già molto evoluti. La loro struttura indica perciò una storia evolutiva assai più antica che affonda le radici nella notte dell’era Archeozoica.
Alcune forme sono anoftalme, cioè prive di occhi, il che fa pensare che vivessero immerse nel fondo sabbioso o melmoso e quindi privo di luce; altre invece proprio per sopperire a questa carenza di luce, presentano occhi composti; ve ne sono, infine, di quelle provviste di occhi notevolmente sviluppati e sono, di solito, interpretate come forme predatrici.
I trilobiti di moltiplicarono nei periodi seguenti (Ordoviciano e Siluriano) divenendo assai più abbondanti e assumendo la capacità di arrotolarsi, come dimostrano molti reperti rinvenuti. Ciò ha dato luogo all’ipotesi che l’arrotolamento rappresenti un atto di difesa delle parti molli in quanto centralmente il torace fosse nudo e delicato; tuttavia non si può nemmeno escludere che l’arrotolarsi fosse un atteggiamento di nuoto.

Nel Devoniano inizia la fase discendente dei trilobiti. Nel Carbonifero vivono solo due famiglie, che scompaiono alla fine del Permiano dopo una storia durata complessivamente 340 milioni di anni.
I trilobiti si rinvengono in terreni di deposizione marina di ambienti molto vari che indicano come questi animali si fossero adattati a diverse condizioni ambientali. La forma del corpo appiattita sembra tuttavia indicare per la maggior parte dei tipi abitudini bentoniche. Si pensa perciò che essi vivessero sul fondo marino, ove si potevano parzialmente infossare al pari del Limulus attuale. Altri sembrano invece adattati ala vita nectonica ed epiplanctonica; fra questi, quelli provvisti di occhi giganteschi o di gabella rigonfia che pare servisse da organo di flottazione.
In Italia i giacimenti di trilobiti sono molto rari, poiché assai limitati sono gli affioramenti di rocce sedimentarie paleozoiche. Trilobiti sono stati rinvenuti nel Cambriano e nel Siluriano della Sardegna (Iglesiente), ove sono presenti i generi Dolerolenus (individuato per la prima volta nel 1891), Ptychoparia e Paradoxides, nel Permiano siciliano del Sosio e nel Paleozoico delle Alpi Carniche.
Assai ricchi sono invece i giacimenti scandinavi, inglesi, russi, boemi, nordafricani, paesi nei quali gli affioramenti paleozoici coprono estensioni ben più ampie. La classe Trilobita viene divisa in diversi ordini, ricchi di numerosi e vari gruppi minori. Gli Agnostida sono probabilmente i trilobiti più primitivi, vissuti dal Cambriano inferiore all’Ordoviciano, privi di sutura facciale, con cefalon e pigidio sviluppatissimi e pressoché identici, con solo 2 o 3 segmenti addominali. I Redlichiida, del Cambriano inferiore e medio, sono caratterizzati da punte laterali assai sviluppate (punte genali)  e da sutura facciale “opistoparia”, che passa cioè dietro alle punte genali che vengono così incluse nella parte mobile del cefalon. A sutura opistoparia sono anche i Corynexochida di forma generalmente subelittica con cefalon semicircolare. Assai caratteristici fra i trilobiti postcambriani sono i  Phacopida, a sutura propria, in cui le spine genali sono comprese nella parte fissa del cefalon, e i cui rappresentanti si rinvengono spesso arrotolati. Gli Ptychopariida, infine, sono trilobiti a sutura opitoparia, esoscheletro ovale e allungato con 12-17 segmenti addominali. Assai diffusi dal Cambriano inferiore all’Ordoviciano, vissero per tutta l’era Paleozoica, fino al Permiano ove si estinsero le uniche due famiglie sopravvissute, Proetidae e Phillipsiidae.
Un ordine comprendente pochi rappresentanti è quello dei Lichida, che raggruppa trilobiti vissuti dall’Ordoviciano inferiore al Devoniano superiore, caratterizzati dal pigidio e dal cefalon di forma particolare, il primo sovente spinoso, il secondo dotato di gabella particolarmente ampia.
Gli Odontopleurida, infine, vissero dal Cambriano medio al Devoniano superiore e comprendono forme molto caratteristiche, facilmente riconoscibili per la presenza su cefalon, addome e pigidio di spine molto sviluppate in lunghezza.
Ciclo vitale di un Trilobita



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