by Nannai
I fossili sono spesso deformati
durante la fase di compattazione dei sedimenti che tende a schiacciare i corpi
parallelamente ai piani di stratificazione e a spezzare i gusci più deboli
disarticolandone poi i singoli frammenti entro la fanghiglia in assestamento.
Anche se è evidente che le deformazioni maggiori si verificano alle maggiori
profondità di seppellimento (compattazione Massima), la natura e il grado delle
deformazioni dipendono anche da altri fattori tra i quali la velocità di
seppellimento rispetto alla litificazione, la forma e la struttura dei fossili
ed il grado di riduzione del volume di sedimento. Questo fattore, che dipende
dalla porosità, è quindi fortemente condizionato dalla grana
del sedimento in quanto più la porosità è bassa, minore sarà la deformazione
risultante soprattutto per l’azione di
sostegno esercitata dai grani più
grossi. Anche lo spessore del materiale scheletrico e la forma del resto
possono avere una certa influenza nella deformazione risultante. È questo il
caso, ad es., di certe ossa lunghe dei vertebrati come i femori che hanno un
comportamento diverso nelle teste (molto porose) rispetto alle dialisi.
Tra i
restanti fattori che di fatto condizionano la deformazione finale del fossile,
è particolarmente importante la velocità di
seppellimento che potrà determinare il comportamento fragile o plastico
del resto fossile durante la sua deformazione. Infatti qualunque tipo di guscio
o di osso avrà buone probabilità di deformarsi in modo plastico o
apparentemente plastico se il processo sarà lento. Nel caso di variazioni
rapide subirà evidentemente fratture. Inoltre dalla velocità di seppellimento
dipende il tempo di seppellimento: più i tempi sono lunghi più è probabile che
si possa avere un completo riempimento delle cavità da parte di minerali
secondari che ne impediranno definitivamente la deformazione.
Tenendo
conto anche del grado di flessibilità delle strutture mineralizzate, si
potranno avere più frequentemente delle deformazioni essenzialmente fragili
oppure plastiche.
Le prime
avvengono con rottura dei fossili che si presentano schiacciati, fratturati o
micro-fagliati. L’esistenza di deformazioni di questo tipo è facilmente
individuabile e permette generalmente una ricostruzione dell’aspetto originario
degli esemplari.
Le
seconde, che avvengono senza evidenti fenomeni di rottura, si verificano per lo
più nei sedimenti tendenzialmente pelitici. Le deformazioni plastiche sono
state osservate comunemente in alcuni bivalvi o in altri molluschi con
conchiglia sottile come le ammoniti, ma non mancano neppure in organismi a
scheletro piuttosto robusto, e generalmente fragile, come gli echinidi.
Le
deformazioni plastiche hanno talvolta portato alla “moltiplicazione” delle
specie e delle varietà, come si è verificato per i bivalvi di una formazione
molassica del Miocene in Svizzera. A volte lo stesso individuo (es. ammoniti)
può presentare una deformazione selettiva in quanto solo la parte meno
resistente della conchiglia (camera di abitazione) viene fratturata mentre
l’altra (fragmocono) si conserva indeformata.
Oltre
alla compattazione, anche le azioni tettoniche o eventi metamorfici possono
essere causa di deformazioni , frantumazioni e stiramenti. Graptoliti e
trilobiti sono stati rinvenuti spesso deformati per l’azione di stress
tettonici. Molte colte gli effetti della compattazione si sommano a quelli del
tettonismo e non è facile riconoscere in quale percentuale abbiano agito i due
processi.
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