Tipo Archaeocyatha

 Archaeocyatha                                                 (Cambriano inf. – Cambriano medio)


 Nelle rocce sedimentarie del periodo Cambriano della Sardegna meridionale (soprattutto nella regione dell’Inglesiente), Normandia, Sierra Morena, Nordamerica, Sahara, Marocco, Cina, Siberia e Australia, formatesi nei mari di 570 milioni di anni fa, si rinvengono alcuni fossili sulla cui posizione sistematica si è discusso per anni.
Tali organismi sono stati attribuiti infatti di volta in volta ai celenterati, per la presenza di setti verticali radiali, alle spugne, a causa delle pareti porose e della presenza di una cavità centrale, ai protozoi e alle alghe calcaree. Si tratta degli archeociatidi (Archaeocyatha), i più antichi fossili italiani, che vengono oggi considerati un phylum a sé stante, separato dai celenterati e dai poriferi, estintosi alla fine del periodo Cambriano senza lasciare discendenti.
Gli archeociatidi erano animali marini provvisti di un guscio o teca di forma conica, di altezza variabile da 2,5 a 10 cm, che si fissavano al substrato attraverso la base appuntita. Formati da due pareti porose concentriche, riunite da setti verticali radiali e da tabule orizzontali che dividono la regione fra le pareti stesse in camerette quasi cubiche. Al centro è presente un’ampia cavità, simile a quella osservata nelle spugne.
Si pensa che gli archeociatidi vivessero fissi al fondo marino, probabilmente in acqua poco profonda ed avevano funzione litogenetica in quanto con l’accumulo delle loro teche calcaree hanno formato quelle rocce che sono chiamate appunto “Calcari ad Archeociatine”. Questi animali ebbero dunque nel Cambriano grande importanza quali costruttori di scogliere, prerogativa assunta, alla loro estinzione, dai celenterati.

Phylum
Classe

Età

Archaeocyatha



Regulares

Cambriano inferiore e medio

Irregulares


Cambriano inferiore - superiore

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